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domenica 15 aprile 2012

La riforma del lavoro

Leggo con un po’ di apprensione che il dibattito sulla riforma del lavoro è tutto concentrato sull’art.18.  Milioni di parole sui principi e zero sui fatti.  Quando in quarta ragioneria insegno le buste paga ai miei studenti, li faccio sempre ragionare sul fatto che se al dipendente arrivano 1.000 euro in tasca, l’azienda ne spende almeno 2.000 tra oneri sociali e contributi vari. E loro esclamano : ma non è giusto! Si chiama forbice del costo del lavoro e bisognava cercare di chiuderla, invece sta sempre bene aperta.  Ma la novità più detonante, ma finora passata in sordina riguarda i giovani. Viene previsto che un collaboratore con partita iva e che fatturi più del 75% ad una stessa azienda dovrà essere obbligatoriamente assunto dall’azienda , presumendo l’esistenza di un rapporto di lavoro dipendente.  

Le aziende tartassate dal costo del lavoro e dalla burocrazia preferiscono la flessibilità di un rapporto con partita iva, un trucco che permette di risparmiare denaro e tempo. Volete che parliamo di principi ? Allora questa nuova regola è giusta e garantista. Volete che parliamo di fatti ? Fra un anno due milioni di giovani partite iva saranno disoccupati.Altro che art.18 , stavolta non piangerà solo il ministro.

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